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vetturini

Vi vedo dentro le vostre scatolette. Avete il viso grassoccio, le mani grassocce. Sicuramente siete pingui anche altrove. Non vi muovete mai, i movimenti del vostro corpo sono limitati a girare una chiave nella portiera, nel quadro. Muovete su e giù i piedi: acceleratore, frizione, freno. Le mani su una cosa tonda che girate nervosamente storcendo il collo all’indietro per uscire dal parcheggio faticosamente conquistato la sera prima e che stamattina lasciate con rimpianto. Qualche volta le mani si portano al volto, per scavare nelle narici pensando di non essere osservati, stando dentro.
Vi inserite nel flusso degli altri vostri ostili coesistenti, isterizzandovi per il vostro altro simile che vi sta davanti e per quello che vi preme dietro. Siete nervosi.
Sarete nervosi per tutto il giorno.
Mi aggiro circospetto e felice tra voi. Non mi vedrete, finché non metterete le mani tra i capelli guardando il mio corpo sanguinante. Non penserete “oddìo che ho fatto”. Penserete “oddìo cosa mi è successo, perché proprio a me?”.

Le sirene non faranno il resto.



 
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