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lentezza
Me lo sento dietro sul collo. Mi sta guardando e pensa “levati”.
Lo faccio volentieri.
Prego.
Continuo a pedalare pensando al meno possibile.
Pensando il meno possibile.
Vicino casa mia c’è la più bella prospettiva che io conosca.
Una strada molto trafficata finisce improvvisamente davanti a rovine antichissime.
Un centro commerciale del passato, ora osannato perché antico.
Dietro la collina si alza improvvisamente lasciando intravedere palazzi meno antichi ma comunque davvero vecchi. Uno stranissimo contrasto con le forme rotonde e sincopate delle rovine.
Ancora dietro la natura riprende per pochi metri il sopravvento e mostra due enormi cipressi, così alti che le cime sono state spezzate dal vento e restano ferme, parallele all’orizzonte.
L’orizzonte svela un salto di un paio di millenni, con i palazzoni di una strada che arriva fino al mare.
Il mare non si vede ma lo si immagina.
Immagino il mare.
Intorno suonano e sgommano.
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