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Domina

Da quando ho finito questa bici sono ossessionato da lei.
E' magnifica, la più bella, sontuosa, indocile e perfetta che abbia mai portato finora.
Il telaio é un Olmo da pista degli anni '70, tubazioni Columbus, geometria strettissima e a picco sulla strada. Il carro posteriore è ridotto al minimo, la forcella quasi dritta. La sella in cuoio color miele, il manubrio un "baffo" inglese che viene da chissà dove.
Ho trovato questo telaio insieme ad altri altrettanto belli in una specie di grotta nelle campagne alle porte di Roma, custodita dallo gnomo più grande del mondo, accompagnato da uno dei cani dell'acciarino magico, suppongo il terzo visto che era enorme e aveva due occhi come due piatti.
Quando ho visto il contenuto della grotta mi tremavano talmente le mani che non riuscivo ad accendermi una sigaretta.
Da quella strana serata ho ricavato, l'8 novembre, questa meraviglia che non mi sento di chiamare bici. E' qualcosa di diverso.

Nei dettagli: rapporto 48-16, ruote evolution rosso opaco, copertoncini da 19 Vittoria (avanti) e Schwalbe (dietro), speculari nei colori.
L'ho colorata con un acrilico crema, ricoperto da due strati di trasparente acrilico lievemente fluorescente.

Domina è l'unico nome che potevo darle in alternativa a Dea.

Preferisco le donne alle dee.


 
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